La base spumante (o chiamatelo se volete vino base) viene
inserito in una cisterna di acciaio inox, insieme a lieviti naturali e
zuccheri. L’autoclave, questo il suo nome, è un grande recipiente
ermetico a temperatura controllata, capace di resistere alle elevate
pressioni prodotte durante la presa di spuma. La grande differenza
quindi, tra Metodo Classico e Metodo Martinotti, è che la
rifermentazione del vino base non avviene in bottiglia bensì in massa in
questi grandi serbatoi. La presa di spuma avviene in tempi
relativamente brevi; spesso, in meno di un mese, abbiamo già il prodotto
finito e lo spumante viene imbottigliato mediante un procedimento
isobarico, ovvero non c’è perdita di Co2.
Sicuramente più veloce e,
forse, qualitativamente meno riconosciuto, il Metodo Martinotti permette
di ottenere spumanti giovani, di classe e a prezzi notevolmente
popolari. Si differenzia principalmente per i tempi più veloci di
produzione, la rifermentazione in autoclave anziché in bottiglia e
ovviamente il carattere organolettico finale.
Vediamo brevemente come funziona:
Assemblaggio (o Cuveé) dei vini base tranquilli mediante taglio di prodotti da diversi vitigni o da diverse annate
Zuccheraggio della Cuveé, ovvero aggiunta di zuccheri, lieviti naturali selezionati e coadiuvanti, all’interno dell’autoclave
Presa
di spuma (prise de Mousse) o Tirage dove grazie all’azione dei lieviti e
alla loro produzione di Co2, questa rimane imbrigliata nel vino grazie
all’ermeticità dell’autoclave.
Refrigerazione e filtrazione del vino spumante
Imbottigliamento isobarico mediante un’imbottigliatrice speciale che non fa perdere pressione al vino
Etichettatura e confezionamento
Un
spumantizzazione così rapida si presta a vitigni dal carattere
aromatico, dove il processo di produzione dello spumante non
interferisce con i delicati aromi primari dell’uva. Di fatto, la lunga
permanenza dei lieviti con il vino, nella spumantizzazione metodo
classico, richiedono vitigni dal carattere forte e conferiscono note che
ricordano appunto panificati e lievito.
La grande differenza
organolettica che caratterizza uno Metodo Martinotti è dunque la
freschezza, la delicatezza degli aromi e l’ampio spazio lasciato alle
note floreali e fruttate tipiche dei vitigni impiegati.
I vini
spumanti rientrano oggi, in Italia, nella categoria vini speciali per
l’aggiunta di zuccheri durante il processo produttivo. La
classificazione del dosaggio zuccherino, in grammi/litro, rimane sempre
quella :
Ultra secco (Pas Dosé o Dosage Zero) - residuo < 3;
Molto secco (Extra Brut ) - residuo < 6;
Secco (Brut) - residuo < 12;
Gusto Secco ma con ingresso dolce (Extra Dry) - residuo 12- 17;
Abboccato (Dry o Sec) - residuo 17- 32;
Amabile (Demi Sec) - residuo 32- 50;
Dolce (Doux) - residuo > 50.
Tra
le produzioni più rappresentative in Italia troviamo il Prosecco,
definito, pensate, dai francesi, la miglior espressione del Metodo
Charmat. Ma poi anche il Lambrusco, la Ribolla Gialla, il Durello,
senza dimenticare i fruttatissimi Rosé. Ovviamente il Metodo Martinotti
valorizza al meglio gli spumanti da dessert quindi Moscati l’Asti,
Brachetto d’Acqui e Moscato Fior d’Arancio per citarne alcuni.
Ma la
grande novità, che innalza nell’olimpo spumantistico gli spumanti
prodotti con questo metodo, è l’ideazione negli anni ’70, grazie ad un
italiano, di quello che nel mondo enologico viene chiamato “Charmat
Lungo”, ovvero un procedimento che lascia i vini a contatto con i
lieviti per più tempo, agitandoli delicatamente per riportare il
sedimento in sospensione. Si parla alcune volte di mesi, altre
addirittura di periodi oltre l’anno, dove, simulando una via di mezzo
tra il Metodo Martinotti e il Metodo Classico, il vino acquista
fragranze tipiche che ricordano il pane ma che non abbandonano le note
aromatiche tipiche.
Se credevate che bollicine finissime fossero
appartenenti solo al Metodo Classico, non siete gli unici. Tra i vini
spumantizzati con il Metodo Martinotti troviamo pregiati e finissimi
perlage che possono mettere in crisi anche il più esperto dei
degustatori.
Gli spumanti non sono tutti uguali e i metodi di
vinificazione ovviamente danno caratteristiche organolettiche
differenti. Pensare si potersi fregiare di finissima complessità
aromatica a prezzi abbordabili, rende il nuovo Metodo Martinotti ancora
più identificativo della storia spumantistica italiana.
© Elsa Menegolli 2023